La sera si preparava tutto l’occorrente per iniziare una nuova giornata. Tempi ristretti, tante attività, impegni, doveri, responsabilità e feste di compleanno. Organizzazione familiare: tutto era rigorosamente programmato e poco o nulla lasciato al caso.
Ma all’improvviso il Presidente del Consiglio Conte comunica che dal 9 Marzo le scuole della Lombardia e di altre 14 province sarebbero rimaste chiuse. Ormai sappiamo che, di lì a poco, tutta la nostra nazione si sarebbe fermata alla luce dell'imperativo "State a casa!". E' così che, in questo momento storico così particolare, le famiglie si sono ritrovate a dover convivere in maniera forzata, talvolta condividendo anche spazi molto ristretti, "sovraffollati" e in equilibri tutt'altro che semplici e armoniosi.
La famiglia è un sistema interpersonale caratterizzato dalla tendenza al mantenimento degli equilibri e, allo stesso tempo, al cambiamento degli stessi. E' all’interno di questa dualità che si realizzano i principali processi di sviluppo e crescita di tutti i suoi membri, dal più giovane al più anziano.
Durante il normale ciclo di vita dell'individuo e della famiglia, trasformazioni e mutamenti hanno luogo continuamente, si parla in questo senso di “eventi critici” che danno il via a "transizioni" in cui le abituali modalità di funzionamento risultano inadeguate e si richiede la messa in moto di nuovi processi di adattamento per il raggiungimento di nuove forme di equilibrio.
Diversi eventi critici e conseguenti transizioni sono prevedibili e segnano l'abituale corso evolutivo delle famiglie, pensiamo al matrimonio o alla nascita dei figli; altri eventi critici sono invece imprevisti, come ad esempio una malattia, la perdita del lavoro o, come stiamo vivendo in questo momento, una pandemia. Sia gli eventi critici prevedibili che quelli imprevedibili generano momenti di crisi e richiedono una riorganizzazione degli equilibri familiari.
L’emergenza Coronavirus (COVID-19) ha attivato in tutti noi un senso di minaccia e incertezza portando preoccupazioni, ansie e la necessità di riorganizzare la propria vita quotidiana, sia da un punto di vista emotivo che pratico. Ad esempio, può aver comportato la presenza in casa di una persona normalmente assente o presente solo in una breve parte della giornata, come un anziano che frequentava un centro diurno, il coniuge che andava a lavorare, o i figli che studiavano.
La convivenza prolungata, e obbligata, che molti si trovano oggi a vivere rappresenta da una parte l’occasione per dedicare più tempo e attenzione alle relazioni, sia di coppia che familiari. Ma, allo stesso tempo, soprattutto in quelle situazioni in cui le relazioni già prima non erano serene oppure in cui la famiglia è costretta a vivere in appartamenti di pochi mq, gli equilibri possono vacillare e lo stress può più facilmente esprimersi attraverso tensioni, discussioni e a volte anche attraverso conflitti.
Il conflitto spesso è vissuto in termini negativi, con un senso di disagio o comunque come qualcosa da evitare. In realtà all’interno delle famiglie, così come delle coppie, può rappresentare un’esperienza che permette a ciascun membro di confrontarsi, differenziarsi, stabilire i propri confini e delineare la propria identità. Il conflitto, quando permette il riconoscimento profondo delle emozioni e dei bisogni di ciascun membro coinvolto nello stesso, può quindi rappresentare un'importante esperienza di cambiamento e crescita. In questa accezione, il conflitto può divenire il contesto relazionale all’interno del quale possono attivarsi processi di aggiustamento reciproco al fine di ridurre e risolvere incomprensioni e armonizzare differenze.
In tal senso il conflitto svolge importanti funzioni di crescita sia nelle relazioni familiari che per l’individuo stesso:
- Aiuta lo sviluppo di abilità di empatia e conoscenza reciproca: tramite il conflitto ci si allena a comprendere il significato dell’agire proprio e degli altri comprendendone i bisogni e le sofferenze;
- Permette di ridefinire e chiarire i vissuti reciproci riducendo la possibilità di fraintendimenti;
- Migliora le capacità di negoziazione e cooperazione: nel conflitto ognuno dovrebbe essere incoraggiato a riconoscere la propria parte di responsabilità;
- Aumenta le capacità di riconciliazione con conseguente alleggerimento delle emozioni di rabbia, tristezza, ansia, solitudine;
- Sviluppa competenze comunicative e facilita l'aumento dell’intimità e dell’interdipendenza;
- Sostiene il processo di transizione verso nuove e più adatte forme di equilibrio relazionale.
Nonostante il suo carattere evolutivo spesso non è facile affrontare la conflittualità.
Ecco alcuni spunti di riflessione che possono aiutarci a gestire meglio queste situazioni così che possano davvero essere esperienze di confronto e cambiamento:
- Normalizzazione: litigare è normale, specialmente in momenti di stress e cambiamento. Spesso si ha paura che il litigio possa mettere a rischio la tenuta del legame, pensiamo invece che un confronto rispettoso sia la premessa per la crescita nei rapporti.
- Concretizzazione: non fare accuse generiche ma confrontarsi sul tema specifico su cui non siamo in accordo evitando di fare riferimento a eventi diversi contemporaneamente, magari relativi al passato, che non sono legati alla situazione attuale.
- Distinguere il comportamento dalla persona: ricordiamoci che è utile dire chiaramente cosa ci infastidisce o ci fa soffrire di ciò che è accaduto ma facciamo attenzione a non attaccare l'altro dando giudizi sulla persona e sulle sue fragilità.
- Prendersi del tempo: non reagire subito ma dilatare la propria reazione in modo da sostituire una modalità di risposta automatica e molto carica emotivamente con la possibilità di dare risposte più "lucide" e ponderate.
- Contenuto manifesto e contenuto nascosto: oltre al significato di ciò che diciamo verbalmente c’è anche un significato più profondo da tenere in considerazione e che riflette i propri bisogni, aspettative, emozioni, paure. Provare a fare emergere anche questa parte meno conosciuta all'altro e alle volte anche a se stessi.
- Parlare in prima persona: provare a cambiare i termini da “tu sei…” a “io mi sento…”, in questo modo la discussione non è un’accusa ma diventa la possibilità di esprimere come ci si sente. Non ci sono buoni o cattivi!
- La verità non esiste: ognuno è portatore di un punto di vista e legge gli eventi in base alle proprie esperienze e alle proprie ferite. Non intestardiamoci per avere la stessa versione dei fatti ma cerchiamo di capire rispetto a noi e all’altro come si è costruita quella lettura e quali sono le rispettive motivazioni.
- Il conflitto non è competizione: la competizione implica che nell’opposizione fra le parti uno vinca e l’altro perda, nel conflitto invece non c’è un’incompatibilità di scopi ma piuttosto cooperazione, per cui se troviamo un nuovo modo per approcciarci al conflitto possiamo vincere e trarre vantaggi entrambi.
- Il perdono è un punto di arrivo che sana i conflitti nel modo più pieno. Non è sempre facile e immediato poter perdonare. Chiedere perdono è entrare nella relazione con un atteggiamento di umiltà. Ci sono studi che hanno dimostrato, anche nella pratica clinica, come una risoluzione compiuta di un conflitto, di una ferita all'interno di una relazione, arriva nel modo più pieno proprio quando la persona si sente di poter perdonare. Non restare aggrappati ad una rivalsa, libera anche risorse nella persona che non è più costretta a pensieri ossessivi, a recriminazioni, alla rabbia ma è libera di andare avanti, di volere bene, di pensare bene di sé e degli altri.
Se adottiamo un atteggiamento mentale basato sulla credenza per cui il conflitto può rappresentare un momento importante per l'evoluzione di se stessi così come delle proprie relazioni di coppia e familiari, allora risulta essenziale imparare ad affrontarlo in modo da coglierne con fiducia le potenzialità trasformative e di adattamento.
La pandemia che stiamo vivendo e condividendo è un momento di crisi (krisis: dal greco “scelta, decisione”) sociale, familiare e individuale ma può anche essere l'occasione per creare spazi e momenti relazionali di confronto e riflessione da sfruttare al meglio al fine di trovare insieme nuovi equilibri e nuove modalità di relazione orientate al benessere.
Questo breve articolo intende riportare alcune osservazioni e fornire alcuni consigli che possono rivelarsi utili.
Nelle situazioni in cui questo non dovesse essere sufficiente, laddove da soli ci si dovesse sentire troppo fragili e quando le situazioni di conflitto di coppia o familiare dovessero risultare fuori controllo, può essere utile rivolgersi ad un professionista che, attraverso un percorso di consulenza e sostegno psicologico e relazionale possa facilitare la comunicazione, la comprensione dei reciproci punti di vista e la costruzione di nuovi e più soddisfacenti equilibri.